La stretta alla deducibilità degli interessi passivi è in cima all'agenda dell'Esecutivo, nella ricerca di correttivi fiscali da opporre alla crisi finanziaria. Lo ha detto ieri Daniele Molgora, sottosegretario all'Economia, nel corso della diretta organizzata dall'Istituto di ricerca dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
«Credo – ha detto Molgora – che in questo momento sia urgente intervenire a correggere una norma pensata in tutt'altra fase e che ora può, invece, avere effetti pesanti. Si tratta di alleviare i problemi che le imprese stanno affrontando sul versante del credito. Per questo ci stiamo concentrando sul tetto alla deducibilità degli interessi passivi. Il limite del 30%, fissato dall'ultima Finanziaria, va sicuramente rivisto».
Molgora ha preferito non entrare nel dettaglio dei tempi di intervento. Si tratta, in ogni caso, di considerare quanto potranno essere stringenti sia i vincoli europei sia quelli derivanti dal debito pubblico. E – particolare tutt'altro che secondario – andrà valutato l'andamento dell'autotassazione. Ma di certo la norma introdotta dalla Finanziaria 2008 è tra quelle già all'esame dell'Esecutivo.
Di fiscalità in tempi di crisi hanno parlato, nel corso dello stesso incontro, anche il direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, e il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Claudio Siciliotti. Quest'ultimo ha segnalato al legislatore e all'amministrazione alcuni ulteriori punti di intervento, quali la compensabilità delle ritenute, la possibilità di rimediare a eventuali ritardi o inadempienze nell'invio delle certificazioni, la certezza e la praticabilità dei calendari relativi alle dichiarazioni dei redditi.
Il direttore delle Entrate ha dato la sua disponibilità a valutare una correzione per eventuali certificazioni tardive o mancanti, ma ha anche annunciato ulteriori spazi di intervento, in materia di Iva e in ambito fallimentare. Befera ha confermato il compiuto iter del decreto per l'armonizzazione dell'imponibile ai fini Ias (si vedano l'articolo e il testo a pagina 33). Però, secondo Befera, è necessaria una considerazione più complessiva sui bilanci adottati sulla base dei principi contabili internazionali. «È stato adottato anche per il bilancio di esercizio un tipo di informazione che ha comportato il passaggio da un criterio di prudenza a uno di competenza ed è principalmente rivolto a dare conto a soggetti terzi che vogliono investire nelle impese. Ci sono altre esigenze delle quali tenere conto». Non è da escludere, quindi, che dall'Agenzia venga un parere negativo sulla possibilità di estendere i principi informativi degli Ias anche ad altre imprese oltre a quelle che già li applicano.
In tema di fiscalità di crisi, grande cautela dei rappresentanti istituzionali sul tema degli studi di settore. Risulta infatti confermata l'apertura a considerare gli effetti della crisi sui redditi dei contribuenti, senza però aderire a ipotesi più ampie. Il sottosegretario Molgora ha riconosciuto che «in un tempo di crisi come quello attuale, ci può essere il rischio che gli studi abbiano un effetto pesante sui conti delle imprese». Proprio per questo l'agenzia delle Entrate e la Società per gli studi di settore (si vedano «Il Sole 24 Ore» del 24 e del 25 ottobre) hanno fissato per la prossima settimana un incontro per studiare le modalità per stimare gli effetti della crisi sui soggetti che applicano gli studi.
